Il sonno dei bambini

18 Settembre, 2019

 

Come qualcuno già saprà, il tema del sonno nei bambini mi è particolarmente caro, chiunque si sia trovato come me di fronte ad un bambino che dalla nascita rifugge al sonno si sarà trovato spesso a cercare metodi magici affinchè il proprio figlio iniziasse a dormire.
Il sonno è stato un argomento che ho affrontato veramente poco prima della nascita di Annika, ero già preparata su tutto quello che riguardava i pannolini lavabili, lo svezzamento, ma non so perchè davo per scontato che da quel punto di vista non avrei avuto difficoltà, forse influenzata dai discorsi di mia mamma ” tu mangiavi e dormivi” e dando per scontato che anche mia figlia avrebbe fatto lo stesso… Invece no, assolutamente.

Se la notte bene o male ce la cavavamo con una sveglia ogni 2-3 ore, di giorno era un vero incubo farla dormire, col senno di poi mi rendo conto che anche adesso a 3 anni e mezzo il sonno per Annika è ancora un nemico da combattere, ma a pochi mesi di vita speravo fosse una necessità di ogni neonato ed invece mi son trovata una bimba che sì, dormiva quei 40 minuti scarsi ogni tot ore, ma per farla addormentare ci mettevo quasi il triplo del tempo, il tutto condito da pianti di stanchezza ( sua e mia) perchè di fatto lei aveva sonno ma non riusciva a dormire.
Ho passato i primi 6 mesi di Annika buttata letteralmente sul divano, quando finalmente riuscivo ad addormentarla dovevo necessariamente dormire anche io con lei addosso, incastrata tra schienale e bracciolo, appoggiarla su una superficie voleva dire svegliarla il 99% delle volte.

Le notti, che inizialmente non erano un grosso problema, verso gli 8 mesi si sono fatti via via più impegnative con risvegli anche dopo 20 minuti, interminabili mezz’ore a cullarla convinta si fosse addormentata e appena messa nel lettino lei sbarrava gli occhi, ed eravamo punto a capo. Ai tempi vivevo ancora con le frasi di parenti ( e marito) nelle orecchie e facevo avanti indietro tra le mia camera e la sua, spesso neanche riuscivo ad addormentarmi talmente ero ossessionata dal CLICK del baby monitor che mi avvisava che si era svegliata. Di punto in bianco, verso i nove mesi di Annika l’ho trasferita nel letto con noi, in quel momento ho finalmente ricominciato a dormire perchè la gestione del risveglio era veramente tutta un’altra cosa, spesso nemmeno mi rendevo conto del risveglio stesso perchè la mia vicinanza e il seno la facevano sprofondare subito in un sonno profondo e, cosa più importante, anche io dormivo.
Ovviamente i risvegli sono durati anni, in quei primi mesi ero talmente “disperata” che sono incappata più volte in “fate” “tate”” puericultrici” che tramite annunci su Facebook promettevano di insegnare ai bambini a dormire tutta la notte, e addirittura una di queste persone l’ho anche contattata.
Mi sono sentita dire cose che una neo-mamma non dovrebbe mai sentire, sono stata accusata di non essere in grado di badare a mia figlia e di provocarle dolore fisico perchè “se la bambina piange, signora mia, è colpa del tuo latte che le fa venire le coliche. Allattandola di notte la stai avvelenando” Testuali parole di questa puericultrice che pretendeva di insegnare  a mia figlia, tramite consulenze via whatsapp, a dormire da sola alla modica cifra di 1000 euro ( in nero ovviamente). Purtroppo questa ( e altre) persona ancora “lavora” e si pubblicizza su facebook e diverse volte ha tentato di ricontattarmi con la scusa che ” sei l’unica mamma che ha rifiutato il mio aiuto, tu ne hai veramente bisogno” …

No grazie.

I metodi di queste consulenti sono quelli che trovate nero su bianco su tanti manualetti da supermercato, dalla Hogg tanto osannata dalle mamme in attesa che vi dà un vero e proprio manuale da seguire per l’accudimento di vostro figlio, come se tutti fossero uguali, e il tanto criticato Esteville che oramai sappiamo tutti quali danni arreca (ed ha arrecato) al cervello dei bambini, medico radiato anche dall’albo dei pediatri per queste sue pubblicazioni.

Ora Annika dorme, praticamente con 1 solo risveglio ( a volte neanche quello), ha iniziato a farlo questa estate a luglio, al compimento dei 3 anni e 3 mesi, periodo nel quale la fisiologia del sonno dei bambini poco a poco cambia e i risvegli (fisiologici) iniziano a diminuire. E’ ancora allattata, ho scelto di proseguire fino al termine naturale dell’allattamento che avverrà quando lei vorrà, e nonostante questo ha iniziato a dormire, a conferma che non vi è nessuna connessione tra le due cose , convinzione che porta tante mamme ad interrompere l’allattamento anche prima del compimento dell’anno di età. Conosco mamme che per motivi propri non hanno potuto allattare e i cui bambini non hanno mai tirato 60 minuti di sonno, come Elisa e Pietro, la mia amica vicina di casa, la sua esperienza mi ha veramente aiutata a non cedere a questi falsi miti, sopratutto quando di punto in bianco il suo bambino ha iniziato a dormire 12 ore filate al compimento dei 3 anni, Annika ai tempi era molto più piccola ma la sua storia è stata un faro nella notte, e vorrei che anche questo post lo sia per le tante mamme che si trovano ora nella mia situazione.

Nell’ultimo anno ho avuto il piacere di toccare con mano realtà molto diverse riguardanti il maternage, questo grazie al gruppo di sostegno della Leche Legue, in particolare ho incontrato Barbara Bove Angeretti una consulente del sonno che aiuta i genitori ad applicare quello che con fatica ed inconsciamente ho applicato io con Annika, sicuramente se l’avessi incontrata prima mi sarei risparmiata mesi e mesi di notti insonni, per questo motivo ho il piacere di ospitarla oggi nel mio blog.
Barbara ha scritto un articolo in cui spiega quale dovrebbe essere il nostro approccio verso il tema del sonno, argomento vasto e pieno di sfaccettature in base anche alla propria situazione familiare, ne consegue che per informazioni più specifiche occorra avere un consulto privato con la consulente.

 

Le competenze dei bimbi, una chiave di lettura per comprenderle e rispettarle

Competenza: capacità dimostrata da un soggetto di usare le conoscenze acquisite, le specifiche abilità e le attitudini personali, di interazione sociale e di carattere metodologico per svolgere in modo autonomo e con senso di responsabilità determinate attività.

Nella cultura occidentale ancora oggi il neonato viene ritenuto da molti come un esserino privo di competenze e di memoria, una sorta di tabula rasa che va solamente nutrita e pulita e ovviamente questo piccolino andrebbe quanto prima separato dalla madre per il suo stesso bene, in modo da rendersi autonomo ed indipendente al più presto, per evitare vizi, cattive abitudini e più in là i fantomatici capricci.

In realtà la scienza moderna ha dimostrato che il neonato ha numerose competenze innate e anche bisogni primari non solo fisici ma anche emotivi.
E dato che abbiamo bisogno di professionisti e ricercatori in antropologia a ricordarci ciò che dovrebbe essere la fisiologia e l’istinto, forse qualcosa in qualche momento è andata storta, ma questo è un altro discorso.
Torniamo alle competenze.

Il bambino è competente.
Se seguiamo la fisiologia dello sviluppo, scopriamo che c’è poco da dover insegnare a un bimbo, quasi tutto il lavoro lo fa da se, imitando e facendo propri i gesti ed i comportamenti dei genitori quando è il momento giusto, ovvero quando viene sviluppata una certa competenza.
Verso i 6 mesi un bimbo impara a stare seduto, non perché la mamma glielo abbia insegnato, ma perché acquisisce quella competenza motoria, poi impara a portare il cibo alla bocca con le mani, impara a camminare, a correre, parlare ecc.
Ogni cosa a suo tempo.

Ogni cosa a suo tempo.
Nessuno si aspetta di vedere un bimbo di 7 mesi pranzare con coltello e forchetta, giusto? Così come non ci si aspetta di vedere correre quel bimbo a 11 mesi, o di leggere da solo un libro a 3 anni dico bene?
Molti invece si aspettano che il neonato impari ad addormentarsi da solo, nel suo lettino, nella sua stanza dal giorno 0, possibilmente senza disturbare le attività degli adulti. E quando questo non succede, perché è normale che non succeda, apriti cielo! Inizia il valzer dei giudizi e dei consigli non richiesti con scenari più o meno apocalittici in cui la mamma diventerà schiava del figlio tiranno e questo crescerà tra vizi e pessime abitudini. Se la mamma allatta anche al seno è la fine.

Cerchiamo allora di capire i motivi per cui questa aspettativa è irreale:
i piccoli sono “programmati” per stare accanto alla mamma, da lei dipende la loro sopravvivenza quindi la cercano appena si allontana con diverse modalità a seconda dell’età del bambino.
Il momento della nanna è particolare, perché in qualche modo ci si abbandona, non si è più vigili e non si possono avvertire eventuali pericoli, il passaggio da veglia a sonno può quindi generare anche ansia nei piccoli, che richiedono contatto e spesso suzione (sia il seno per gli allattati, sia il ciuccio) per addormentarsi. Ricercare la vicinanza con la mamma è la manifestazione del l’istinto di sopravvivenza, che non si spegne perché oggi abbiamo case sicure e letti confortevoli, la capacità di comprendere razionalmente che non c’è alcun pericolo di notte, non è qualcosa che possiamo richiedere a un bimbo, che ricerca per istinto il luogo più sicuro che conosce:

Articolo a cura di Barbara Bove Angeretti
Consulente per il sonno e per l’educazione empatica.
Presidente dell’associazione Maternage, ricercatrice indipendente e studiosa nerd multidisciplinare.

bba@barbaraboveangeretti.it
www.barbaraboveangeretti.it
https://www.facebook.com/Barbara-Bove-Angeretti-Consulente-per-il-sonno-253520452005961/

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