New York (parte seconda)

7 Marzo, 2014

Vi ricordate che qualche settimana fa vi ho parlato del Bok Choy?
Proprio in questo post… difficilmente quando inizio a scrivere seguo una scaletta, è un difetto che mi porto dietro sin dal Liceo dove i temi li scrivevo direttamente in bella copia, a ruota, senza un minimo di scaletta iniziale… scaletta che però il professore voleva vedere, così come la “brutta” copia… e allora prima scrivevo il tema in bella e poi preparavo una scaletta ed una copia con finte cancellature da presentare all’insegnante (il quale segue il mio blog e che quindi pregherei di chiudere uno due occhi ).
Era _ è _ più forte di me, la scrittura è un atto creativo e una scaletta da seguire mi blocca, è come mettere un freno al motore che fa scivolare le mie dita sulla tastiera.
Proprio come in questo momento, io so’ esattamente cosa sto scrivendo ora ma non ho la minima idea di quello che vorrò dire dopo… viene tutto da dentro, dal mio cuore, e la mente può fare ben poco se non lasciar volare le dita sopra i tasti.
E proprio parlando del Bok Choy sono finita, involontariamente, con il parlarvi delle spezie, di quei barattolini profumati che conservo gelosamente e che mi trasportano da una parte all’altra del mondo semplicemente assaporandone il profumo caldo e speziato… e così è stato, in un’ istante mi sono ritrovata dinanzi agli occhi l’immagine che vedete sopra, il ponte di Brooklyn.
Ho sentito il grido dei gabbiani e le onde dell’Oceano infrangersi sul molo… l’odore salmastro ed il caldo di quel sole di fine estate sulla pelle… e in quel momento ho sentito l’esigenza di raccontarvi di quei giorni, nonostante siano già passati tre anni… ed eccomi qua.
Forza, io sono qui che vi aspetto, continuiamo il nostro viaggio…
Assì, vi ho portato a pranzo da Alfanoose e subito dopo ci siamo rifugiati nel silenzio della cattedrale di St. Paul… il freddo della chiesa e l’odore di incenso, le panche e le coperte che hanno accolto i rifugiati dell’11 Settembre… tutto questo ci ha fatto rabbrividire, nel piccolo cimitero ingabbiato tra i grattacieli di New York abbiamo letto i nomi dei caduti e dei dispersi, il vento ci ha accarezzato il viso ed asciugato le lacrime.. mentre i rumori della città e la città stessa ci arrivavano sommessi ed in sordina, come se fossimo in una dimensione parallela, così vicina ma immensamente lontana.
E’ difficile lasciarsi alle spalle tutto ciò, continuare il nostro tour facendo finta di niente… questa atmosfera carica di dolore ed emozioni inevitabilmente ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio e per tutta la nostra vita… improvvisamente quello che sino ad ora avevamo visto in tv come spettatori  ci appare incredibilmente concreto e più vicino di quanto avessimo immaginato sino ad ora.
Stiamo camminando per le strade di New York , non stupitevi di quanto incontreremo strada facendo, ragazzi che saltano su palle di gomma o che sfrecciano su skate o pattini in linea… o che suonano il pianoforte in un angolo di Union Square…

Eccoci, giusto ad Union Square volevo portarvi, ogni lunedì mercoledì venerdì e sabato si tiene un favoloso mercato contadino.
Lo so, sembra strano trovare agricoltori diretti in mezzo ad una city come New York, ma se avete fatto caso durante la nostra camminata abbiamo incontrato tantissimi banchetti di frutta e verdura fresche , così come a Chicago e Washington abbiamo visitato tantissimi Farmer Market… l’America ha nell’Ohio il suo più grande “granaio” con le più vaste ed importanti coltivazioni di frutta e verdura, nel Vermont ho assaggiato le mele più buone della mia vita e in questi mercati ho visto ortaggi che, purtroppo, qua ci sogniamo…

Vi avevo parlato di Kalustyan ricordate?
Eccoci qua, in uno dei corridoi sotterranei di questo negozio, minuscolo in apparenza, ma che sotto di esso nasconde un mondo di corridoi e vani carichi di profumi e sapori.

Sapete quale è la parte di questa città che mi ha più emozionato?
Ecco, forse il termine “emozionato” è sbagliato, direi più impressionato, affascinato… Central Park.
E’ facile farsi trasportare dalla frenesia della metropoli, correre per i larghi marciapiedi senza un reale motivo ma semplicemente perchè tutti corrono, ritrovarsi sballottati in metropolitana, farsi le scale di corsa per non perdere il treno (ne passa uno ogni 2 minuti!), annaspare sulla cartina, arrampicarsi sullo schienale della panchina per prendere meglio il GPS che nel bel mezzo della città ci pianta in asso… ma poi metti piede in Central Park e il tempo si ferma.
E’ un tempo scandito dalle dolci onde del laghetto che lambiscono le sue rive, il tempo accarezzato dalle fronde dei salici sulla superficie dell’acqua, i minuti scanditi dai ramoscelli calpestati nei viottoli ombreggiati, i secondi rincorsi da due scoiattoli sul tronco di un albero….

Blogger troppo social:
Prendi la reflex e fai la foto per il blog,
piglia il cellulare e fai la foto per Instagram!

L’immenso silenzio… Central Park di notte è una voragine nel cuore di New York, ho osservato i suoi perimetri dai 381m di altezza dell’ Empire State Building, girando sulla terrazza panoramica puoi vedere tutte le luci della metropoli perdersi in lontananza.. infinite…
Vedi  quell’alone di luci viola e blu? E’ Time square… quel filo luminoso è il ponte di Brooklyn… mentre là nel mezzo c’è il nulla, il buio assoluto circondato dalle mille luci della città… è Central Park.
Non troppo distante da Central Park c’è lui… Candle Cafè.
Se come me amate curiosare per i blog vegani stranieri non potete non conoscerlo, è un’istituzione nel panorama della cucina vegana, famoso anche all’estero grazie ai libri di cucina venduti in un po’ tutto il mondo.
L’ambiente è piccolo, di un’eleganza informale, luci soffuse (perdonerete le foto ma con gli ISO a mille non si poteva pretendere di meglio ^^) e personale gentile.
Il cibo offerto è vegano, con scelte anche senza glutine, tutti gli ingredienti sono di origine biologica e i piatti… sono presentati benissimo. Se date un occhio sullla galleria del loro sito troverete di tutto, wrap, tortilla, piadine, sandwich, burgher… una festa di colori!
Io ho optato per un piatto dai sapori indiani (dopo aver passato 3 ore a sniffare spezie da Kalustyan non potevo chiedere di meglio!) costituito da un Chutney di datteri, pane chapati, dal di lenticchie, basmati alla curcuma e curry di seitan (parte del piatto l’ho riproposto una volta tornata a casa ).

E per dessert, un tortino da poche pretese eheheh (un trionfo al cioccolato, 100% vegan)

E anche questa seconda parte si conclude qua…
Gli impegni delle ultime settimane sono tanti, sia quelli redazionali con Leifoodie e sia quelli relativi ai corsi di cucina a Chi ha rubato le crostate? La scuola .
Io vi leggo, giorno e notte (se consideriamo che oramai la mia sveglia biologica è tarata sulle 3 🙁 ), vi ringrazio per essermi stata accanto in questi giorni un po’ strani, malinconici e tristi… non posso ringraziarvi uno ad uno ma posso semplicemente ritornare a scrivere , per me, per voi… farvi strada nel mio mondo e compagnia con le mie parole.
Grazie 

… continua

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