Primo corso di cucina vegana, le foto ed un patè (ai semi di girasole ed origano fresco)

20 Gennaio, 2014
Adoro la pasticceria e la panificazione, la prima la considero una vera e propria arte che richiede concentrazione e precisione che inizia nel momento stesso in cui la farina setacciata ricade nella ciotola in una  nuvola impalpabile e termina con la fetta di dolce posta nel piattino da dessert, con quella colata di cioccolato fuso e salsa di frutta che pian piano cola ed abbraccia il dolce stesso…
La panificazione è un atto creativo che per secoli si ripete ogni giorno, l’acqua e la farina, il lievito madre che altro non è che l’unione di questi due elementi che creano la vita… una vita che per secoli viene benedetta con quel taglio a croce che pian piano si apre a fiore durante la lievitazione, un pugno di pasta che osservi respirare sotto il telo di lino, che vedi dorare nel forno e che sprigiona un profumo antico come il mondo.
Mi sono avvicinata alla cucina vegana diversi anni fa, sino ad allora ne ero piuttosto intimorita perchè come spesso succede a chi non conosce o non approfondisce certi aspetti dell’alimentazione, il mio primo pensiero era proprio “ma cosa mangeranno?” e, sinceramente, quanti di voi l’hanno pensato almeno una volta?
E allora mi sono informata, ho studiato, ho sperimentato di persona… e mi si è aperto un modo.
Il primo passo verso una cucina più consapevole (chiamiamola naturale, il veganeismo spesso è una fase che avviene dopo, una lenta ed impercettibile trasformazione che arriva più per “gusti” che per prese di posizione etiche) vuol dire prima di tutto riscoprire il cibo vero, fare un passo indietro rispetto a tutte quelle scorciatoie che la civiltà moderna ci pone dinanzi tutti i giorni, vuol dire ricominciare ad utilizzare “nuovi” ingredienti per insaporire i cibi lasciando da parte dadi o sale, vuol dire spalancare gli occhi ed affondare le mani nelle ceste di legumi secchi, sentendo tra le dita la liscia consistenza di ceci e lenticchie, cannellini e borlotti, e scoprire quante favolose varietà esistono oltre alle 4 scatolette di fagioli precotti che troviamo sugli scaffali del supermercato… fagioli rossi, neri con l’occhio, verdi, lenticchie di un arancio splendente, altre minuscole e verdoline… e riscoprire il piacere di entrare in cucina prima di andare a letto e prendere il vaso di vetro dalla credenza, rovesciarne il contenuto nella ciotola di vetro (quanto è bello il rumore dei legumi secchi rovesciati nella ciotola) e ricoprirli di acqua limpida in modo che l’indomani siano pronti per essere tuffati nella pentola di terracotta e trasformarsi in una calda vellutata per la sera, magari profumata con un rametto di rosmarino raccolto dal vaso che teniamo sul balcone. 
E ancora… curiosare tra i banchi del mercato andando a cercare quello che la Natura ci regala adesso, quindi niente zucchine o fragole a Gennaio, perchè comprare queste cose quando in fondo al banco un cavolfiore violetto aspetta solo che lo portiamo a casa con noi? O il cavolo romano (quello verde con tutte le cimette che si ripetono all’infinito come frattali, un miracolo di perfezione che solo la Natura ci regala), cotto a vapore e poi schiacciato si trasforma in un purè delizioso, magari condito con una spolverata di zenzero in polvere (sì, proprio lui, quello che si usa per i biscotti di Natale).
E poi da cosa nasce cosa, ti accorgi che il solito latte ti ha stufato e per curiosità provi a bere quello di mandorla… girovaghi qua e là su Internet e scopri che prepararlo in casa è facilissimo, lo fai e ti accorgi che  la polpa delle mandorle che ti rimane ha la consistenza di un formaggio fresco, lo condisci con qualche erbetta sminuzzata e ti ritrovi tra le mani “un formaggio” fresco e saporito, talmente buono che per un po’ ti dimentichi di comprare quello vero al supermercato… e allora ti informi nuovamente e scopri che con il latte di soia che hai in frigo puoi farci una ricottina fresca utilizzando come caglio naturale il succo di un limone… e via così… 
Insomma, quella che vi ho raccontato è un po’ la mia storia, il “come” ho scoperto la cucina vegana, perchè alla fine da cosa nasce cosa, ho scopreto “nuovi” cibi, che poi nuovi non sono perchè sono i cibi che da secoli si sono consumati ma che la comodità della vita moderna ci ha fatto abbandonare, forse perchè necessitano di qualche momento in più nella preparazione rispetto alla velocità con cui si apre un vasetto di ragù di carne pronto o con cui si butta in padella la fettina di carne. 
In questo anno passato ad insegnare durante i corsi di cucina ho affrontato più volte il tema della pasticceria naturale, ho spiegato come sostituire uova e burro nei dolci, assieme abbiamo sfornato cheesecake, frolle, crostate, brownies… ho assaporato l’entusiasmo di tutti coloro che hanno scoperto un nuovo modo di fare pasticceria. Ma poi ho capito che c’era anche una “fame” di conoscenza anche nei confronti della cucina vera e propria, sopratutto durante i pranzi colelttivi in cui ho quasi sempre preparato piatti vegani, dalle quiche alle crespelle, lasagne, cake salati… e da qui la decisione di aprire anche una sezione legata alla cucina vera e propria.
Quelle che seguono sono le foto del primissimo corso tenuto ieri mattina, 4 ore in cui abbiamo preparato il Gomasio (un insaporitore a base di semi di sesamo tostati e sale grosso), un patè di semi di girasole (la cui ricetta trovate a fondo pagina) e le lasagne vegane (con preparazione della pasta fresca senza uova al kamut, ragù di soia e besciamella all’olio extravergine).
E’ stato bello far scoprire nuovi ingredienti, leggere lo stupore delle persone sentendo nell’aria “profumo di ragù” ben consapevoli che fosse un “finto” ragù, stendere la pasta a 8 mani …

Preparazione della pasta senza uova alla farina di kamut
Una grattatina di noce moscata e la besciamella all’olio è pronta!

Preparazione del Gomasio
Preparazione del patè di semi di girasole


Ingredienti

200g di semi di girasole
6 cucchiai di olio EVO
2 cucchiai di aceto di mele (o di vino bianco)
2 cucchiai di origano fresco
1 cucchiaio di salsa di soia
acqua qb
sale qb

Ammollare i semi di Girasole per un minimo di 2 ore (in acqua fredda).
Passato il tempo di ammollo scolarli e unire tutti gli ingredienti in un mixer. Azionare le lame e aggiungere un goccio di acqua alla volta sino ad ottenere la consistenza di una crema spalmabile.
Regolare di sale ed invasettare.



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