New York (parte terza)

11 Aprile, 2014

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Un post dietro l’altro, ma devo recuperare!!
Anche perchè…tra pochi giorni si parte per il Giappone, ma non prima di concludere (finalmente!) il racconto sul viaggio negli USA… anche perchè …qualcosa mi dice che tornerò con un paio di migliaia di foto e non vedrò l’ora di farvele vedere ^^

E continua questo nostro viaggio, eravamo rimasti a passeggiare tra i vialetti di Central Park a poche centinaia di metri dal cuore pulsante di Manhattan ma totalmente immersi in un silenzio popolato solo dal fruscio delle foglie e dallo scricchiolio degli arbusti mossi dagli scoiattoli in corsa.

Poco lontano dal parco c’è un piccolo gioiello, l’ American Museum of Natural History che i più cinefili ricorderanno come set in Una notte al museo ^^.

Ho ancora i brividi nel ripensare alle ore trascorse lì dentro, brividi di emozione si intende… gli stessi che provo a ripensare alle decina di musei visti l’anno scorso a Londra o quelli visti due anni fa a Firenze, tre anni fa a Parigi… se per tanti sono sinonimo di noia per me sono libri popup, libri di storia in 3D dove fare veri e propri viaggio nel tempo, dove puoi respirare il profumo dell’antico… vere e proprie macchine del tempo in cui le ore sembrano congelarsi nell’istante stesso in cui metti piede al loro interno… ed in un lampo ti trovi all’uscita, con la luce che oramai lascia posto all’oscurità e con i lampioni di Central Park che pian piano si accendono con una luce fioca che nel giro di pochi minuti sarà la sola a illuminare e delineare l’oscurità del parco.

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Esemplare di balena simile a quella che nel New England è passata sotto la nostra imbarcazione

Esemplare di balena simile a quella che nel New England è passata sotto la nostra imbarcazione

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Vi va di seguirmi in Stazione??
Le stazioni ferroviarie hanno un fascino speciale,  storia dell’architettura e storie personali si intrecciano in muti abbracci, qualche lacrima e baci appassionati… se nei musei il tempo rimane sospeso a mezz’aria… qua corre corre freneticamente… il “Signor Tempo” come sentenziava il Cappellaio Matto discorrendo con Alice

 ” Ci scommetto che non hai mai provato a parlarci assieme, con Tempo!” […].
Vedi se lo tieni amico, lui fa quasi tutto quello che vuoi con l’orologio. […]”
(L. Carroll, Alice nel paese delle Meraviglie, cap VII)

 Grand Central Terminal è la stazione ferroviaria più grande al mondo, 44 banchine e 67 binari.

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Ascoltate… il brusio sommesso… i tacchi che risuonano ritmici e in progressione sul pavimento di marmo… tic toc tic toc… Non c’è silenzio… ma neanche un rumore sfacciato…
Le stazioni hanno una loro melodia fatta di bisbigli e, sopratutto, rumori… il fischio di un treno in lontananza, il DLIN DLON di un altoparlante che riecheggia tra le volte dei soffitti.
E quell’attesa che carica di vibrante tensione l’aria… quella di chi aspetta con ansia il volto di un amico apparire lungo la banchina… e di chi parte lasciandosi alle spalle una storia personale.

Uscire da una stazione e ributtarsi nel caos della città… ci si sente un po’ persi, non è vero?

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Ed eccoci a Time Square.

Statemi accanto, non perdete di vista il mio zaino azzurro perchè basta un attimo per essere travolti dalla folla. Il punto migliore per avere la prospettiva centrale della piazza è proprio qua, in cima alla scalinata che trovate proprio nel centro di essa, vedete la folla ai lati? Sono le code di chi sta acquistando i biglietti per le decine di spettacoli che Broadway proprone ogni giorno.

Che colori, migliaia di pixel che pulsano notte e giorno, un bombardamento di immagini e colori… i fumi che escono dai tombini, i taxi gialli che ti sfrecciano accanto, il fiume di folla che sembra travolgerti… E i suoni, i rumori, gli odori di cibo, patatine, frittelle… i nostri sensi vengono letteralmente bombardati, travolti…

Vedete la foto qua sotto?
Siamo in cima dall’ Empire State Building … e quella macchia di luce violetta cosa credete che sia? ^^
Giusto per farvi capire l’ “elettricità” di Time Square!
30092011-DSC_5359-857Una delle ultime cene a new York è stata a Hangawi, scoperto per caso sulla nostra guida… solo ritornata a casa ho capito quanto fosse famoso tra i foodblogger d’Oltreoceano, un vero e proprio colpo di fortuna!
Hangawi è un ristorante coreano vegetariano, riuscire ad entrarvi senza prenotazione è una vera impresa (abbiamo atteso un’oretta all’ingresso) ma ne vale veramente la pena.

Entriamo?
Per prima cosa ci si toglie le scarpe, alla nostra sinistra c’è un piccolo mobiletto a nicchie, lasciatele pure al suo interno… è fatto apposta, nessuno ve le ruba! ^^
Il cameriere ci fa accomodare al tavolo… essì, si mangia seduti per terra, ma se fate caso i sedili sono ricavati dalle nicchie scavate nel pavimento in legno quindi niente aggrovigliamento di gambe, non temete (sopratutto per chi, come mio marito, sfiora il metro e ottanta…. !).

I tavoli in legno sono da più posti, ma la privacy è garantita grazie a delle tendine di lino che separano i diversi gruppi di commensali.

E’ tutto in penombra, solo i lumini delle candele rischiarano l’ambiente.
In sottofondo nessun chiacchiericcio… ma solo un educato brusio.

Ravioli al vapore vegetariani

Ravioli al vapore vegetariani

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Tofu Cheesecake

Tofu Cheesecake

E si conclude qua il nostro viaggio negli USA, in archivio trovate tutti i post riguardanti le tappe precedenti (Maine, New England. Boston…) sicuramente al momento alcuni post saranno sfasati a causa del recupero dati dopo il “boicottaggio” al mio blog, risolveremo!

Che dire… spero vi siate divertiti, spero di essere riuscita a trasmettervi una parte delle emozioni che ho provato io, di essere riuscita a farvi guardare attraverso i miei occhi…

Tra una decina di giorni sarò in viaggio verso il Giappone con la promessa di ritornare carica di parole e racconti!

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