USA: Farmer Market, dal Vermont alle Cascate del Niagara.

29 Gennaio, 2012

Continua la narrazione del mio viaggio negli States.
Più passa il tempo e più mi sembra di aver vissuto in un mondo parallelo, i fari si sono come dispersi in una nebbia di ricordi e vapori, come nelle mattine in cui aspettavamo l’alba sulle scogliere del Maine e la nostalgia è come un piccolo nodo allo stomaco perchè, nonostante quei posti non scappino e ci si possa sempre ritornare, so quanto sarà impossibile e fattibile nei prossimi anni, anche perchè il nostro futuro e tanto agognato prossimo viaggio “importante” sarà nel luogo dove da sempre vogliamo recarci e che il terremoto della scorsa primavera ci ha negato, il Giappone.
Scrivendo per voi queste pagine ripercorro con la mente i km macinati nelle autostrade, l’interminabile lingua di asfalto che si snodava nelle foreste d’aceri del Vermont, i campi arati nell’Ohio con i loro granai rossi, i mulini e quei cieli azzurri macchiati qua e là da nuvole bianche; i bimbi Amish con salopette di jeans e cappellino di paglia che ci salutavano dal dondolo nel portico delle loro fattorie bianche, le interminabili file di panni stesi all’aria, abiti di altri tempi, mutandoni lunghi fino al ginocchio e vesti da ragazzine tutti identici, in mille sfumature color pastello sino ai grigi e neri delle donne più anziane.

Tutto questo un mondo a parte, se paragonato alla grande Mela, alle Cascate del Niagara… di questo viaggio non posso non ammettere il mio stupore nel conoscere le mille sfaccettature dell’America, i mille volti di questi Stati, sono passata dalle coste dell’Oceano, paesini che sembravano essere appena usciti da un  fumetto di   Braccio di Ferro ad altri dove pareva di essere imemrsi in una puntata della Casa nella prateria, sino ad approdare nell’Immensa New York dove tra la nebbia del primo mattino, su un traghetto abbiamo intravisto la  Statua della Libertà, proprio come prima di noi migliaia di persone secoli fa l’avevano vista… e non posso non negarvi il brivido lungo la schiena e la pelle d’oca provata in quei momenti.

La narrazione di oggi riprende per vie tematiche, noi dopo il Maine e dopo Boston abbiamo attraversato il Vermont a “caccia di ponti”, sì proprio loro, i ponti coperti che il film “I ponti di Madison County”… di essi abbiamo un ricordo molto suggestivo, con il fiume in piena (abbiamo trovato smottamenti del terreno e addirittura case ribaltate dalla forza delle alluvioni che a quanto pare ci hanno preceduti di poco), cieli grigi, pioggerellina autunnale e odore di legna umida nel passarci attraverso  con la nostra auto elettrica, silenziosa, assaporando lo scricchiolio del legno e quei suoni che solo chi li percorre in calesse può godere.

E ancora una volta si cambia, cambiano gli odori, i suoni, il clima… la forza della natura che prima poteva essere una sconfinata foresta di aceri rossi ora assume le sembianze di una voragine di acqua cascante che ti si apre dinanzi agli occhi, levandoti il respiro con il suo fragore, la sua maestosità e terribile forza, le Cascate del Niagara. 
Le mille luci al neon di una città che sfrutta sino all’ultima goccia questa forza naturale non riesce a sopprimere il mio senso di disagio e sottomissione dinanzi all’ennesima prova che noi non siamo che un minuscolo puntino paragonati alla grandiosità  della Natura, possiamo avvicinarsci ad essa, fingere di dominarla… ma sarà sempre lei a vincerci scrollandosi di dosso noi granellini di polvere (un terremoto) e piangendo lacrime che divengono cascate d’acqua pronte a spezzare anche il più grosso dei colossi marini… e il pensiero non può che correre ai catastrofici fatti di cronaca degli ultimi giorni.

Ex torre d’osservazione… ora Hotel, una di quelle era la nostra stanza.

Panorama dalla nostra camera 
Panorama serale

E dopo queste riflessioni largo alle foto, le immagini che più di ogni altra cosa conservo nel cuore dopo queste tre settimane che mi sembrano anni tante le cose che ho avuto modo di vedere… e siccome di Natura si è parlato e questo è e rimane un blog di cucina… ecco per voi i famosi Farmer Market americani, a sottolineare come gli States non siano solo “Hamburger e patatine”, ma abbiano alle spalle anche la più grande realtà contadina che io conosca, con i loro frutti più belli, ortaggi più particolari, una gioia per gli occhi e sapori tutti da riscoprire.
E la cosa più bella è come questa realtà si installi a gomitate facendosi posto anche nel bel mezzo di Manhattan, o dietro agli Hotel più “In” di Washington DC, in netto stridore con i negozi di grandi firme che vi stanno attorno, contrapponendo la calma di chi osserva e sceglie la verdura con lo scalpitio dei manager in giacca e cravatta che sfrecciano da un marciapiedi e l’altro.

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